FERMIAMO L’ECATOMBE.
CHIEDIAMO GIUSTIZIA, PROTEZIONE E RISPETTO PER I MIGRANTI
Le morti, la chiusura delle frontiere, i respingimenti in mare, non fermano la circolazione delle persone che fuggono la guerra, il terrorismo, la povertà e la fame. L’Europa deve uscire da una logica che riguarda solo l’ordine pubblico e l’esternalizzazione delle sue frontiere. Deve, piuttosto, agire sulle cause che costringono migliaia di persone a rischiare la propria vita e quella dei loro cari per un mondo migliore lontano da guerre e insicurezze.
Le misure che devono essere prese, per riprendere il controllo della situazione nel Mediterraneo, necessitano sia di uno spiegamento di risorse umane, tecniche e finanziarie che di un coordinamento tra le varie istituzioni nazionali e internazionali. Tali misure devono essere ambiziose e di ampia portata, considerata la complessità e la natura multipla delle cause che caratterizzano il contesto regionale.
Scorciatoie o semplificazioni possono solo spostare il dramma da un posto all’altro, oppure permettere di guadagnare tempo prima di nuove esplosioni, ma anche ritardare l’incriminazione dei trafficanti e la loro traduzione davanti alla giustizia.
Secondo noi, l’Europa deve adottare una gestione integrata e coerente dei flussi migratori, sia che si tratti di migranti per motivi economici, di rifugiati che fuggono le guerre o di richiedenti asilo in transito nella regione mediterranea.
L’Europa deve garantire il rispetto dei diritti umani e l’assistenza delle persone durante il loro percorso migratorio. Essa deve impegnarsi in un’azione duratura per una cooperazione efficace e trasparente con i paesi di origine e di transito, per una prevenzione e una gestione dei flussi basate sul rispetto dei diritti. A cominciare dalla chiusura dei centri di ritenzione.
Bisogna istituire una commissione internazionale per conoscere i fatti reali e identificare i responsabili delle sparizioni e dei morti in mare. Bisogna adottare, sia a livello nazionale che internazionale, delle misure severe per lottare contro la tratta umana.
L’Unione Europea, dietro mandato delle Nazioni Unite, dovrebbe adoperarsi per la creazione di un coordinamento di paesi per assicurare l’assistenza e la sicurezza delle popolazioni civili nelle zone di conflitto, grazie al coordinamento sul posto dei donatori e delle agenzie dell’ONU, al fine di assicurare una continuità tra i corridoi umanitari e le operazioni di salvataggio in mare.
Assicurare e rendere accessibile la gestione internazionale, sotto la direzione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), dei richiedenti asilo, riducendo i tempi di attesa e assicurando norme dignitose di ospitalità, la mobilità e l’integrazione socio-economica dei rifugiati e delle loro famiglie.
Inoltre, la cooperazione internazionale dell’Unione Europea deve essere orientata verso la creazione di condizioni di vita dignitose nei paesi e nelle regioni di origine e contribuire così a sradicare le cause delle migrazioni forzate, ovvero la fame, la povertà, la mancanza di lavoro dignitoso, la mancanza di libertà e le violazioni dei diritti umani fondamentali.
Le nostre organizzazioni si aspettano che il Consiglio Europeo si impegni su uno dei fondamenti della UE, definendo “una Unione Europea aperta e sicura, completamente impegnata al rispetto degli obblighi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e altri strumenti pertinenti in materia di diritti umani, in grado di rispondere ai bisogni umanitari sulla base della solidarietà”
Convinti che tali principi e orientamenti debbano essere messi in atto, alcune organizzazioni sindacali dei paesi dell’Europa Meridionale, del Maghreb, del Machrek e dell’Africa sub-sahariana, hanno creato una rete di assistenza sindacale ai migranti, raggruppando 29 organizzazioni di 16 paesi (Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Mauritania, Marocco, Algeria, Libia, Tunisia, Egitto, Libano, Turchia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio). Una Iniziativa sostenuta anche dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES), dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (CSI) e da attori della Società Civile nazionale e internazionale.
Questa rete ha lo scopo di fornire assistenza e protezione ai migranti, per un lavoro dignitoso e il rafforzamento dei sindacati della riva meridionale del Mediterraneo e dell’Africa sub-sahariana, per una maggiore considerazione della questione migratoria.
Tunisi, 22 aprile 2015
UMT, CDT Marocco
UGTT Tunisia
SNAPAP Algeria
EFITU Egitto
FENASOL Libano
UGTL Libia
CGTM, CLTM Mauritania
CSTM Mali
USTN Niger
UGTCI Costa d’Avorio
CARISM Comitato d’Azione e di Riflessione Intersindacale sulla Migrazione, che raggruppa 5 organizzazioni sindacali senegalesi: CNTS, CSA, CNTS/FC, UDTS, UNSAS.
CGIL Italia
CGT, CFDT Francia
CCOO, UGT, USO Spagna
CGTP-IN Portogallo
FGTB, CSC BelgioDISK, TURK-IŞ Turchia